Conto deposito e deposito titoli
Spesso la parola deposito viene utilizzata in molti contesti suscitando confusione, in quanto viene impiegata a sproposito per indicare un prodotto bancario invece di un altro, con la conseguenza che tutte le trattazioni che la riguardano risultano fallate.
Spesso si fa confusione tra conto deposito e deposito titoli, due strumenti offerti dalle banche ben distinti, che non hanno nulla a spartire se non una denominazione per certi versi simile; mentre il primo è un conto dove depositare del denaro al fine di trarne un profitto economico, il secondo è un contenitore dove depositare vari strumenti finanziari che hanno radici al di fuori della banca, quali titoli di Stato e azioni, sottoscritti dal cliente con soggetti terzi.
Il conto deposito, pur essendo diverso dal conto corrente, ne condivide l'idea di deposito che si riferisce a denaro di cui il cliente si priva per ottenere un certo guadagno dopo un certo periodo di tempo, a seguito dell'applicazione, da parte della banca proponente, di un tasso di interesse, che è in genere maggiore per un conto deposito vincolato, sebbene oggi i rendimenti percepibili in questo modo siano davvero molto bassi.
Il deposito titoli, o dossier titoli, invece, è una sorta di paniere necessario per contenere titoli di Stato, azioni, fondi comuni d'investimento e altri prodotti finanziari in modo che vengano gestiti con comodità attraverso la banca che, quindi, assume la funzione di soggetto intermediario per la sottoscrizione di tali prodotti, che permette di "ospitarli", fermo restando che si tratta di prodotti che il cliente sottoscrive aderendo alla proposta di altri soggetti esterni alla banca. In sostanza, con il deposito titoli la banca veicola prodotti di investimento di terzi di interesse della clientela.
Molto spesso la confusione nasce nell'ambito del bail-in perché alcuni pensano che questa misura non interessi i conti deposito. La confusione nasce dal fatto che è stato precisato che il bail-in non interessa il deposito titoli, in quanto non potrebbe intaccare i prodotti sottoscritti dal cliente con soggetti esterni alla banca.
Ma, appunto, il deposito titoli, con le azioni, i titoli di Stato e tutti gli altri prodotti del cliente, fa in realtà capo a soggetti che nulla hanno a che fare con l'Istituto e quindi non potrebbe chiaramente essere interessato da misure di risanamento coercitivo della banca in crisi, per il semplice principio di separazione patrimoniale che prevede la separazione del patrimonio personale del cliente, che gode di una specifica tutela ed è per questo intoccabile, dal patrimonio bancario. Non bisogna, cioè, fare confusione, ad esempio, tra le azioni della banca detenute dal cliente e le azioni di società esterne alla banca che sono detenute dal cliente nel deposito titoli.
Diverso è il caso del conto deposito che, al pari del conto corrente, è un prodotto bancario a tutti gli effetti che prevede un rapporto banca-cliente diretto, con tanto di contratto sottoscritto dalle parti, e quindi è un prodotto passibile di chiamata in causa per il bail-in, per le quote di deposito eccedenti la soglia di 100.000 euro, se i fondi degli azionisti della banca e degli obbligazionisti della banca non fossero sufficienti per il risanamento.
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Tag: deposito, banca, cliente, conto, confusione, stato, bancario, prodotto, patrimonio
Temi: conto deposito, patrimonio personale, separazione patrimoniale, paniere necessario, risanamento coercitivo
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